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L'oppio? E' una specialità svizzera
Il Papaver somniferum compare 6.500 anni fa in una zona tra Berna e Zurigo
E' opinione diffusa che il papavero da oppio sia una pianta d' origine orientale. Ma non è così. Gli archeo-botanici, infatti, ci raccontano una storia del tutto diversa e ricca di sorprese. Eccola in sintesi. Il papavero da oppio (Papaver somniferum) è una pianta creata dall' uomo per selezione da piante selvatiche in Svizzera, nella zona tra Berna e Zurigo. Altre aree geografiche di possibile origine sono la Germania, la Spagna e la Grecia ma, per ora, la Svizzera rimane la sua patria più probabile. La creazione del Papaver somniferum risale a circa la metà del quinto millennio avanti Cristo, vale a dire circa 6500 anni fa. Autori della selezione furono agricoltori del tardo Neolitico e la pianta da cui partirono fu il Papaver setigerum, una delle circa 250 specie di papavero esistenti. Oggi in Italia vivono 13 specie di Papaver, tra cui il Papaver somniferum, che cresce sporadico in forma sub-spontanea. E di tanto in tanto qualcuno viene denunciato perché lo coltiva illegalmente. I più antichi semi di papavero sono stati rinvenuti negli scavi del villaggio palafitticolo «La Marmotta», sul Lago di Bracciano, nel Lazio, e risalgono al 4300 avanti Cristo, ma gli archeo-botanici escludono che la prima selezione della pianta sia avvenuta in Italia. La data di origine è, quindi, ben più antica di quella indicata dai reperti trovati in Svizzera (3800 a.C.) e anche di quelli di Bracciano. Si ipotizza infatti un' origine svizzera attorno al 4500 avanti Cristo e una migrazione che fece arrivare la pianta nel Lazio già nel 4300 avanti Cristo. Gli scavi archeologici dimostrano che la diffusione del papavero da oppio avvenne in più direzioni: nel 3800 a.C. è attestato in Gran Bretagna e di nuovo in Italia (villaggio palafitticolo di Lagozza, Varese), nel 3200 a.C. in Grecia, nel 2500 a.C. in Spagna; poi a Creta, Cipro, Medio ed Estremo Oriente, dove trovò un ambiente particolarmente favorevole. A raccontarci i primi capitoli della storia dell' oppio è Giorgio Samorini, archeo-botanico del Museo Civico di Rovereto, Trento, un' autorità nel settore degli studi delle piante psicoattive e direttore della rivista «Eleusis», edita dal museo di Rovereto. «Alcuni ricercatori ritengono che a spingere gli uomini del Neolitico a coltivare il papavero sia stata la possibilità di nutrirsi dei semi o di estrarne l' olio - spiega Samorini -. In questo caso, la scoperta delle proprietà psicoattive della pianta sarebbe una conseguenza della coltivazione. Ma io non credo che le cose siano andate così. La grande diffusione della coltivazione e l' attenzione posta nella selezione delle piante, denotano un impegno che travalica l' uso alimentare. Penso che inizialmente l' esigenza di produrre un alimento e la possibilità di sfruttare le proprietà psicoattive della pianta abbiano agito insieme, finché l' aspetto farmacologico ebbe il sopravvento. Non dobbiamo dimenticare che l' oppio è un potente antidolorifico, praticamente l' unico a disposizione degli uomini del tardo Neolitico, e per questo il Papaver somniferum divenne così prezioso da trasformarsi rapidamente in oggetto di culto». L' esistenza di un culto del papavero da oppio presso alcune popolazioni antiche è testimoniata dalla scoperta di diversi oggetti raffiguranti la capsula del papavero. Il più noto è certamente la «Dea dei papaveri», una statuetta femminile scoperta a Ghazi, Creta, risalente al 1250 a.C. La dea a braccia alzate, porta sulla fronte una fascia dove sono infilati tre spilloni removibili a forma di capsule di papavero sulle quali sono evidenti le incisioni praticate per estrarne il latice, cioè l' oppio. La statuetta venne rinvenuta in un ambiente sotterraneo insieme ad altre quattro figure di forma simile portatrici di diverse simbologie caratteristiche della civiltà minoica. Recentemente è stata accertata l' esistenza di un culto dell' oppio anche presso i Dauni, un popolo stanziato nella Puglia settentrionale tra l' VIII e il VI secolo a.C.. Le stele di pietra rinvenute a decine in una ristretta area delle campagne di Siponto, Foggia, raffigurano personaggi maschili e femminili coperti da elaborate vesti cerimoniali. Nella decorazione delle vesti femminili è stata riconosciuta la rappresentazione di diverse capsule di papavero che sono state ora interpretate come la prova dell' esistenza di un culto della pianta e del suo prodotto. Questa nuova lettura dell' iconografia delle stele, finora interpretate come monumenti funerari anche se non sono mai state rinvenute in corrispondenza di tombe, ha suggerito anche che questi monumenti siano in realtà raffigurazioni votive della principale coppia divina del pantheon dei Dauni. Autrice della ricerca è Laura Leone, studiosa di arte preistorica, che ha trovato conferme alla sua ipotesi anche in alcune immagini dipinte su vasi di ceramica contemporanei alle stele. In una di queste scene si vede un personaggio femminile, forse una sacerdotessa o una dea, in piedi davanti a una pianta di papavero, mentre offre una pianticella a un personaggio maschile che sembra in procinto di partire. Probabilmente una partenza verso il mondo ultraterreno di cui l' oppio, con la sua capacità di provocare uno stato soporoso e alleviare ogni dolore, è stato un simbolo fin quasi ai nostri giorni. Viviano Domenici
Domenici Viviano
http://archiviostorico.corriere.it/2005/marzo/27/oppio_una_specialita_sv...
Commenti
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Anonimo replied on Collegamento permanente
bel pezzo
info oppio
Anonimo replied on Collegamento permanente
ma coltivarlo questo papavero è possibile in modo casalingo?
è illegale se mi faccio il mio vasetto?
grazie
risposta a "INFO OPPIO" del 25.08.09
la redazione replied on Collegamento permanente
I papaveri costituiscono il genere Papaver della famiglia delle papaveracee, ne esistono circa 100 specie, diffuse principalmente nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, in particolare nel bacino del Mediterraneo e nell’Asia Minore.
Diverse varietà vengono coltivate a scopo ornamentale per la bellezza dei fiori.
Pensiamo che tu faccia riferimento al papavero da oppio (Papaver somniferum): per coltivare questo tipo di pianta perenne sono necessari dei permessi speciali in quanto le capsule del Papaver somniferum contengono alcaloidi con proprietà psicoattive, quello principale è la morfina.
Quindi la detenzione e la coltivazione di questa pianta, se non autorizzata, è illegale.
I semi, la contrario, non contengono alcaloidi. Questi sono spesso utilizzati in cucina, in particolare nei paesi dell'Europa dell'Est, per aromatizzare i pani e le pasticcerie
Perenne???
Anonimo replied on Collegamento permanente
Cara redazione. Come vi salta in mente che il Papaver somniferum sia perenne??? Si tratta di una pianta annuale, come tutte le specie del genere papaver e, anzi, tutte le papaveracee. Nelle campagne della mia città il somniferum cresce abbondante e tutti sanno che è annuale anche perché è "incostante" come la Datura stramonium, ovvero, le stazioni di crescita si alternano di anno in anno: se un anno, in giugno (mese di fioritura del P.somn.), vi imbatteste in un fazzoletto di terra stracolmo di decine di piante, di cui alcune enormi con 15-20 grosse capsule ognuna delle quali può arrivare a contenere migliaia di semi, potete stare certi che, nello stesso fazzoletto di terra, l'anno seguente, non trovereste affatto papaveri o, al massimo, poche piccole piantine esili e sparse qua e là. Questo perché i semi di papavero e soprattutto quelli del somniferum hanno bisogno di terra mossa per germinare e non devono avere competitrici erbacee e, se la radice soffre il benché minimo trauma la piantina muore inesorabilmente (infatti è impossibile travasare un P. somniferum anche con la maggior cura al mondo). Se sul suddetto fazzoletto di terra che, a seguito di uno "sterro" era stato infestato dalla "papagna" (si chiama così dalle mie parti il p. da oppio) terminato il ciclo di vita del papavero (che dopo una breve fioritura muore inesorabilmente seccandosi e spargendo milioni di semi entro la fine di luglio, altro che perenne!) crescesse un praticello di erbetta o cicoria o qualsivoglia "erbaccia", il papavero sonnifero scomparirebbe e non farebbe ritorno fino a quando qualcuno non dovesse, intenzionalmente o casualmente durante lavori di scavo o sterro, "arare" il pezzo di terra in questione in autunno o primavera. Allora, anche a distanza di diversi decenni, il nostro eroico fiore "che dona l'oblio" e che "pur non essendo risolutivo di nessun malanno, allevia tutti i malanni", tornerebbe a infestare massivamente quel terreno. Infatti i semi di P. somniferum possono rimanere in quiescenza, attendendo il momento propizio, per moltissimi anni, anche diversi decenni (io, personalmente, sospetto secoli).
Inoltre, dovete sapere che il Papaver somniferum (di cui esistono varietà ornamentali, come la subsp. peoniflorum che sono, di fatto, molto coltivate nei giardini senza alcun "permesso speciale" anche se, a causa di agenti in divisa con una scrupolosità che rasenta la follia più pura, si rischia di essere indagati e/o incriminati e finire sulla squallida cronachetta locale che è nemica del popolo e dell'umanità assieme alla summenzionata tipologia di agente) può essere seminato sia in autunno che in primavera. Nel primo caso le piantine sopravviveranno all'inverno anche rimanendo sotto la neve e in balia delle gelate conservando la forma schiacciata a terra "a cicoria" crescendo in larghezza per poi, in primavera crescere in altezza (fase "a lattuga") e raggiungere ad inizio estate dimensioni "spropositate" e produrre in giugno, nei casi estremi, fino a trenta fiori e conseguenti capsule per ogni pianta. Nel secondo caso la piantina farà una breve fase di crescita "a cicoria" seguita da una breve fase "a lattuga" arrivando così a giugno non più alta di mezzo metro e con un numero medio di 3 - 5 fiori/capsule.
Io, una volta, una ventina di anni orsono, raccolsi una sola capsula durante una passeggiata. Quando questa si seccò, la ruppi e gettai a casaccio la miriade di semi che ne sortirono nell'aiuoletta del terrazzo dove coltivo le fragole. Ne crebbero qua e là una quindicina di piantine, alcune in autunno altre in primavera, che fiorirono puntuali in giugno. Io distrussi le piante prima che producessero e facessero cascare nuovi semi. Ma l'anno successivo, senza che nessuno seminasse nulla ne crebbero un'altra decina! distrussi nuovamente e il terzo anno nacquero solo due piantine. Anche queste due non produssero prole poiché le distrussi prima che potessero obbedire al biblico ordine di crescere e moltiplicarsi. Il quarto anno non nacque nulla (se non un "aborto" di pochi centimetri, più piccola del più piccolo dei comuni rosolacci). Il quinto anno solo 2 piantine di medie dimensioni. Il sesto anno più di 30 piante delle più svariate dimensioni!!! La cosa va avanti ormai da venti anni. Alcuni anni "salta il turno" e non nasce nulla, altri anni nascono piantine di dimensioni variabili e numero variabile da 2-3 a 20-30, e nessuno ha mai più riseminato né sono caduti nuovi semi! Quest' anno sono nate "solo" 3 piantine di cui una ha fatto 23 capsule e le altre due rispettivamente 5 e 7 capsule... Mi chiedo quanto durerà la cosa: visto che ho accuratamente evitato che altri semi cadessero a terra, immagino che devo aspettare che il numero di piantine nate negli anni eguagli il numero di semetti che sparsi la prima volta. Ma non so quanti potessero essere. Era una sola capsula. Credo che contenesse forse qualche cntinaio di semini che, tra l'altro, sono proprio quelli che stanno sui panini e sui salatini da soli o misti a sesamo.
Secondo voi una pianta con tali caratteristiche può essre perenne???
Secondo voi una pianta perenne ha bisogno strategico-evolutivo di produrre così tanti semi, così infestanti e "longevi"?
Secondo voi, nel neolitico avevano il tempo e la pazienza di addomesticare, selezionare e ibridare una pianta che non fosse annuale aspettando per anni la produzione di seme senza neanche sapere cosa avrebbero ottenuto dopo decenni e generazioni di tentativi?
Scusate la pignoleria.
Ma sono un mantegazziano convinto oltre che un appassionato da sembre di botanica, etnobotanica, erboristeria e passeggiate all'aperto...
oppio
Anonimo replied on Collegamento permanente
Volevo gentilmente sapere, solo per mia curiosità personale, se posso piantare i papaveri da oppio ed, eventualmente ricavarci la diacetilmorfina.
Possiedo un terreno enorme, quindi vorrei sapere come fare, partendo praticamente da zero. Aspetto gentilmente una Vostra risposta.
Ciao, Andrea
risposta a "OPPIO" del 27.08.10
la redazione replied on Collegamento permanente
Ti rispondiamo riportando quanto accaduto recentemente (01.06.10) in Umbria e che pensiamo risponda chiaramente alla tua domanda.
NARNI (TERNI), 1 GIU - I carabinieri di Narni Scalo hanno arrestato un 63enne di Narni per coltivazione illecita di papavero da oppio. La sua compagna è stato denunciata a piede libero per lo stesso reato. I militari avevano avuto segnalazioni della coltivazione in località Colle Taccone, alla periferia di Narni, in un cortile di una casa privata. Durante un sopralluogo hanno trovato 150 piante di papavero da oppio in fioritura di notevole altezza. E' stata anche compiuta una perquisizione nell'abitazione dell'uomo, dove sono stati trovati semi della stessa pianta. Tutte le piante sono state tagliate e sequestrate e l'uomo è stato rinchiuso nel carcere di vocabolo Sabbione.
Coltivazione del Papaver Somniferum.
Anonimo replied on Collegamento permanente
Puntualizzo che secondo la Tabella I degli stupefacenti, dove sono inserite sostanze come cocaina, eroina (diacetilmorfina) ed anche ovviamente oppioidi estratti naturalmente dal lattice del papavero quali la morfina e la codeina, possedere queste sostanze è illegale, ma è molto interessante notare che mentre sono presenti nella lista anche le PIANTE DI CANNABIS INDICA O SATIVA, e la ERITROXYLON COCA.... NON È PRESENTE IL PAPAVER SOMNIFERUM.
Questo perché, mentre da una pianta di marijuana si può tranquillamente ottenere un dosaggio di principi attivi sufficiente per svariate "dosi", invece da un pericarpo maturo di un fiore di somniferum si ottengono tipo 200mg di oppio secco (con un contenuto medio del 30% di morfina), che al massimo farebbe sedare la tosse ad un feto, neanche un cane!
Quindi effettivamente ci vorrebbe una vasta coltivazione per ottenere quel grammo sufficiente da assumere, e chi avrebbe lo sbatti di crescere 2 piante x 3 mesi per una tantum?! Per questo, LA COLTIVAZIONE DEL PAPAVER SOMNIFERUM È LEGALE.
NON SERVE ALCUNA AUTORIZZAZIONE PER COLTIVARLO.
Ovviamente si parla di COLTIVAZIONE "RIDOTTA" PER SCOPO ORNAMENTALE, mentre per quanto riguarda la coltivazione per produzione di alcaloidi ci vuole un autorizzazione del ministero della salute.
In Italia sono coltivati svariati ettari per le società farmaceutiche e la terapia del dolore, anche se non siamo di certo un paese molto dedito al loro uso rispetto all'Europa come in UK (dove oltretutto si usa l'eroina per la terapia del dolore).
Quindi IN CONCLUSIONE: SI INCORRE A SANZIONI ED ARRESTO SOLAMENTE IN CASO DI COLTIVAZIONI "NUMEROSE" E SOLAMENTE SE C'È EVIDENZA DI INCISIONI DEL PERICARPO, CHE SOTTINTENDE UN ESTRAZIONE DEL LATTICE.
Spero di essere stato molto più esaustivo per chi avesse voglia di coltivare questa meravigliosa pianta. Poi la scelta del suo uso è un altra questione.
Resto aperto ad altri chiarimenti ;)