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la famosa classifica Lancet, ma completa dei sub-dati

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Re: la famosa classifica Lancet, ma completa dei sub-dati

L’Osservatorio Europeo per le Droghe (EMCDDA) lancia un monito sull’aumento del consumo di Khat in Europa con una pubblicazione a tema dal titolo “Khat use in Europe: implications for European policy”. Secondo l’Osservatorio Europeo non esisterebbe una cifra precisa del numero dei consumatori abituali su scala mondiale di tale sostanza, ma le stime ufficiali parlerebbero di un bacino di circa 20 milioni di persone.
Il khat (Catha edulis) è una pianta originaria del Corno d’Africa il cui principale principio attivo, il catinone, produce effetti simili all’amfetamina. Per secoli le foglie di khat sono state masticate per le proprietà stimolanti ad esse attribuite dalle usanze locali e dalle tradizioni tramandate nel tempo. L’uso di questa sostanza si è poi esteso anche ad altri paesi africani assumendo diversi nomi: ‘qat’ in Yemen, ‘chad’ in Etiopia e Somalia, miraa in Kenya o marungi in Uganda e Rwanda. L’uso eccessivo khat, come evidenziato nel presente documento, costituisce un rischio sanitario in quanto può causare dipendenza e creare problemi psichici e somatici nei consumatori, inoltre soggetti affetti da disturbi mentali preesistenti sembrerebbero essere particolarmente vulnerabili agli effetti di questa sostanza in termini di salute mentale.
La sostanza contenuta nel khat, in forma pura, è sottoposta alle normative di controllo internazionale mentre per le foglie o i derivati della pianta non esistono norme altrettanto severe. “Il fatto stesso che non tutti i paesi adottino le stesse normative contro il traffico di khat rappresenta un’agevolazione per il mercato della criminalità organizzata” ha spiegato Wolfgang Götz, direttore dell’EMCDDA.
I due paesi da cui passerebbe il maggior traffico di khat, secondo il rapporto dell’EMCDDA, sarebbero il Regno Unito e i Paesi Bassi e alcuni paesi europei riporterebbero persino un raddoppio dei sequestri di khat negli ultimi cinque anni. L’invito dell’agenzia europea perciò è volto ad aumentare le normative vigenti a livello internazionale per questa sostanza, la cui pianta Catha edulis, il catinone e la catina in essa contenuti, in Italia sono inclusi nella tabella I del D.P.R. 309/90, il Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope.
"Secondo il Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento Politiche Antidroga che ha la finalità di individuare nuove sostanze e nuove modalità di consumo sul territorio italiano (www.allertadroga.it), negli ultimi 3 anni non si sono registrati nel nostro Paese casi di intossicazione acuta correlati all'assunzione di khat".

Re: la famosa classifica Lancet, ma completa dei sub-dati

Equiparare stupefacenti a tabacco e alcool è una associazione facilissima e banale quanto infondata. Nessuno fuma una canna per gustare o abbinare i sapori, come avviene per il vino o lo slow smoke; lo scopo è sballare. L'educazione al buon bere comporta affinare i sensi e non ingannarli creando visioni o sensazioni inesistenti.
Tutte le sostanze assunte a scopo ricreativo si fondano sull'ottundimento dei sensi e su un piacere chimico del tutto scollegato dalla realtà. Per questo sono tutte pericolose (chi le assume è così alterato da essere totalmente incapace anche di banali rapporti sociali) e prima o poi danneggiano irreparabilmente il cervello a furia di iperstimolarlo.
Certo, coltivare e far crescere sul serio la propria vita e sé stessi è faticoso; è molto più facile contare su qualche erbetta o sostanza di laboratorio comprata in giro. Ma non funziona, non dura e non serve. I tuoi incubi, le tue frustrazioni e le tue infelicità ti inseguiranno fin sotto il letto perché sono dentro di te. E se continui a sballare doverai affrontarle moltiplicate per cento, per di più col cervello spappolato. Drogarsi è una cosa stupida.

Re: la famosa classifica Lancet, ma completa dei sub-dati

Ti assicuro che nulla è più banale ed infondato del tuo pensiero.
L'alcool non è solo vino, ma soprattutto la percentuale di chi beve per deliziare il palato e nulla più è infinitamente più bassa di chi ne abusa, sopratutto tra i giovani.
Dunque noi permettiamo che l'alcool sia legale, anche se la maggior parte di chi lo usa ne fa un uso tale e quale a qualunque droga, solo perché una parte di consumatori ne fa un uso moderato e non legato allo sballo? A livello logico ci sarebbe da prendersi a martellate i neuroni, ma la cosa è facilmente spiegabile con l'aspetto culturale. L'alcool fa parte della nostra cultura, dunque accettiamo l'abuso e tutto ciò che ne consegue, cosi come la marijuana o l'oppio fanno parte di culture straniere, che non ne condannano l'utilizzo.
Il saper ragionare ed affrontare la questione significa dunque andare oltre i propri retaggi culturali, e sapersi approcciare anche ad altri modi di vedere una determinata sostanza.
La Marijuana, l'Oppio, le foglie di coca possono essere usate sia in forma di abuso sia in forma ricreativa, inteso come un utilizzo atto a dare piacere, ma che non ricada nella dipendenza fisica o in problemi sociali. A fronte di questo modo di analizzare le cose, l'alcool, cosi come il tabacco, risultano dannosi al pari, se non di più, di molte sostanze che nel nostro paese sono illegali.

Re: la famosa classifica Lancet, ma completa dei sub-dati

Ragioniamo su retaggi culturali.
Ulisse ha stuzzicato Polifemo offrendogli un vino che “sa di nettare e di ambrosia”: anche se lo scopo era ingannevole e aggressivo, l’esca era il gusto, non lo sballo. “Al kohl” indicava la quintessenza, la “parte sottilissima” e vitale di una cosa, in particolare del vino, qui visto come elisir di lunga vita e non come fonte di allucinazioni.
Gli ubriaconi ci saranno sempre ma la nostra civiltà non produceva vino per ubriacatura e sballo, altrimenti non avremmo il maggior patrimonio mondiale di vitigni autoctoni e una tecnica enologica diffusa e imponente. Niente profumi, niente aromi, niente enogastronomia. Solo alcool. E non siamo gli unici: tutta una miriade di bevande alcoliche in giro per il pianeta, la fantasia ha creato tecniche per avere il meglio di aromi e commerci, non semplicemente e solo alcool. Significa che i bisogni erano anche altri.
Non sarei poi tanto sicuro che accettiamo l’abuso d’alcool per retaggio culturale: nessun ubriacone attirava ragazze da sposare, né una ubriacona un marito; la dipendenza alcolica ha falcidiato patrimoni e famiglie; etilismo e abbrutimento personale e sociale sono sempre andati di pari passo, tant’è che spesso l’abuso avveniva di nascosto. Oggi chi guida ubriaco perde la patente, è inaffidabile sul lavoro, diventa il pagliaccio della compagnia del sabato sera e il patetico della domenica.
Altre culture hanno usato allucinogeni (alcool, funghi, piante, …) per ascetismo o per avvicinarsi al grande spirito. Anche questa è cultura: addirittura eleva a sacralità la perdita di coscienza, riservandola perfino a elite sociali o a ritualità eccezionali. Sarò pure infondato, ma mi risulta difficile credere che oggi la gente assuma cannabis o eroina per elevarsi al grande spirito … chissà.
O la coca, masticata per non sentire la fatica di vivere a 4000 metri. Non so voi, ma io non ho conosciuto nessuno che sniffi cocaina per andare a vivere a 4000 metri.
Infine, assumere alcool, oppio, coca, marijuana, crack in modo ricreativo ma senza creare dipendenze è una pia illusione. Non vado nei dettagli. Parlatene con qualsiasi medico di pronto soccorso o un operatore di strada.
O semplicemente con un ex tossicodipendente che abbia smesso sul serio, capendo che stava buttando la vita in una cosa cretina. Sono persone eccezionali, a cui questa presa di coscienza ha dato una marcia in più per capire l’errore e dare la forza di venirne fuori convinti nel profondo. Ne hanno tratto vera cultura: esperienza pesata, rielaborata e consapevole.

Re: la famosa classifica Lancet, ma completa dei sub-dati

Vedi, il tuo problema è che vedi tutti i difetti nelle droghe, ma quando si parla di alcool chiudi entrambi gli occhi.
L'alcool nella nostra cultura è da sempre associato all'ebbrezza che ne deriva dall'uso non moderato: il Dio Romano Bacco, ad esempio,è sempre rappresentato ebbro, e col calice in mano. Non certo un esempio di sobrietà ed uso consapevole.
Inoltre il forte consumatore d'alcool, non ha certo gli stessi problemi sociali del tossicodipendente, anche se a livello di danno fisico e sintomi astinenziali, non vi è certo molta differenza tra alcool ed eroina, anzi in molte famiglie non giovani, è perfettamente tollerato che l'uomo abusi spesso e volentieri di vino.
Su questa tua affermazione poi: "Oggi chi guida ubriaco perde la patente, è inaffidabile sul lavoro, diventa il pagliaccio della compagnia del sabato sera e il patetico della domenica.", mi viene quasi da ridere. O vivi su un'isola deserta da almeno vent'anni, o sei barricato in casa dallo stesso periodo di tempo, in ogni caso sei veramente molto lontano dal mondo e dalla mentalità dei giovani d'oggi, lasciatelo dire.