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La faccia oscura del web - Quarta Puntata

dark.info

Una indagine sul deep web.
Progetto Indici
iceberg
Con la pubblicazione di questa serie di lavori di Alessandro De Pascale, giornalista di inchiesta ed esperto di mondo cyber e nuove tecnologie, il progetto INDiCI - Intervento per Nuove generazioni Digitali Consapevoli e Informate e la redazione di Sostanze.info intendono avviare un percorso di approfondimento e di dibattito sul deep web con i frequentatori e gli utenti del sito, in particolare sulla porzione di dark web, le dark net e più in generale sul tema delle sostanze psicoattive vendute online.
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FOCUS 3 - Le sostanze psicoattive acquistate sulle darknet sono di migliore qualità?

A cura di Alessandro De Pascale

 

Riguardo alla qualità delle sostanze vendute sulle dark net i principali studi citati (Rand, Europol, Emcdda) non rivelano nulla. Non è dato sapere se effettivamente il dato non è in loro possesso o non hanno voluto divulgare questa informazione. Spesso sui market molti annunci sono corredati da analisi chimiche della sostanza (drug-checking) pubblicizzata, ma ovviamente è impossibile stabilirne la veridicità se non analizzando il campione ricevuto.

Un primo lavoro di drug-checking su sostanze acquistate sui market delle darknet è stato effettuato in Svizzera, in una ricerca guidata da Damien Rhumorbarbe, dell’Istituto di scienze criminali dell’Università di Losanna, apparsa nel 2016 sulla rivista specializzata Forensic Science International. Lo studio è però parziale e limitato, con appena tre venditori, tutti peraltro situati sul territorio elvetico. Probabilmente, per evitare problemi alle frontiere con il pacco ordinato. Inoltre, pur essendo il drug-checking una pratica presente da anni in Svizzera e disponibile anche agli stessi consumatori, il team guidato da Rhumorbarbe ha ordinato sostanze (3 campioni di cocaina e 1 di cannabis) da tre venditori delle darknet che non pubblicavano analisi nei propri annunci ma che dai feedback degli acquirenti risultavano «efficienti e con una buona reputazione».

Nel giro di 2-3 giorni le buste postali sono arrivate a destinazione, permettendo così ai ricercatori di effettuare «l’analisi chimica del prodotto ricevuto (purezza, agenti di taglio, profilo chimico basato su alcaloidi minori e maggiori, classe chimica)». Il drug-checking è stato effettuato nel loro laboratorio all’Università di Losanna che effettua questi test per tutte le droghe sequestrate dalle forze dell’ordine nella parte occidentale della Confederazione elvetica. Il metodo adoperato è la gas cromatografia-spettrometria di massa (GC-MS), sommata per la cannabis a quella interfacciata con un rivelatore a ionizzazione di fiamma (GC-FID) per la quantificazione del Thc. Oltre a cocaina e cannabis, sono state analizzate anche 2 pillole contenenti Mdma, mai ordinate ma presenti in uno dei pacchi ricevuti e inviate dal venditore «nell’ambito di una probabile strategia di fidelizzazione dei clienti». Le analisi qualitative (per stabilire se è o meno la sostanza che ci si aspettava) «hanno confermato la presenza del principio attivo dichiarato». Q

uindi, il prodotto ricevuto era quello pubblicizzato dal venditore. Anche «le informazioni digitali, come i metodi di occultamento e il Paese di spedizione, sembrano accurate». A differire è stata però «la composizione chimica» e quindi l’analisi quantitativa. Perché la purezza rilevata è stata «più bassa per ogni campione di cocaina» rispetto a quanto dichiarato dai venditori e, come per gli agenti di taglio, «non differiva significativamente da quelli sequestrati dalle autorità di polizia della Svizzera occidentale». Infine, avendo acquistato Svizzera per Svizzera e non da venditori situati nei luoghi di produzione, nelle loro immediate vicinanze o in Stati al centro di importanti traffici, questa ricerca non ci aiuta a capire se sulle darknet si trovano sostanze con un alto livello di purezza. 

Immagine 1: L’esito delle analisi effettuate in Svizzera su campioni provenienti dal web (Forensic Science International)

 

A questo punto, l’unico modo per provare a capire se davvero uno dei parametri che spinge i consumatori a rivolgersi alle darknet sia la maggiore qualità delle sostanze in vendita, è cercare di ottenere qualche informazione o dato dai servizi che effettuano il drug-checking direttamente nei luoghi di consumo . Il drug-checking è una delle pratiche alla base della riduzione del danno e del rischio, pilastro della politica sulle droghe dell’Unione Europea.

Questo strumento è stato sviluppato in Olanda nei primi anni ‘90 da operatori specializzati in riduzione del danno, sia nei luoghi di consumo diretto (party, rave, festival), sia in particolari uffici pubblici dove gratuitamente è tuttora possibile testare anonimamente la qualità delle sostanze illegali detenute. Uno dei metodi più antichi e diffusi per il drug-checking è il colorimetrico, tecnica ormai adoperata in diversi Paesi (Austria, Belgio, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria, Germania), in quanto economica (non necessita di un laboratorio attrezzato) e soprattutto rapido (restituisce immediatamente l’esito al consumatore).

Si tratta di un «test di reazione colorimetrica, ottenuto attraverso l’uso di reagenti liquidi liberamente acquistabili online (Marquis, Mandelin, Mecke, etc…) che si colorano in pochi secondi a contatto con determinate sostanze», si legge nel protocollo del Laboratorio antiproibizionista di Bologna, meglio noto come Lab-57, il primo in Italia ad adoperare questa tecnica nel lontano 1998 all’interno del centro sociale Livello 57.

Questo sistema «permette di ricavare informazioni orientative su qualità e concentrazione del principio attivo ricercato», si legge ancora nel loro protocollo. Motivo per cui il colorimetrico è tuttora largamente impiegato e lo stesso Lab-57 effettua con questa tecnica «1.500-2.000 test l’anno», anche durante eventi formali e informali (feste, rave party, manifestazioni). Il coordinatore di questo progetto, Massimo Lorenzani, spiega che «le analisi di quanto acquistato direttamente sulle darkweb solitamente risultano essere di qualità piuttosto elevata».

Un altro progetto italiano di bassa soglia ad adoperare da tempo il colorimetrico è Infoshock, con sede a Torino. Testano sostanze dal 2008 e in questi 12 anni, spiega il coordinatore Franco D’Agata, «abbiamo fatto circa 5.000 analisi e normalmente quelle che ci dicono provenire dalle darknet sono di buona qualità».

 

Immagine 2: Esempio di una analisi delle sostanze effettuata con test colorimetrico su eroina e fentanyl (Lab-57)

 

Nell’ambito della propria attività di riduzione del danno, dall’inizio del 2016 effettua analisi in Italia anche Neutravel, apposito progetto piemontese istituito nel 2008 con fondi dell’ex ministero della Solidarietà sociale dal servizio sanitario regionale in collaborazione con associazioni del privato sociale. È stato questo servizio ad avviare la prima sperimentazione formale italiana di drug-checking, come partner nazionale del progetto Baonps (Be aware on night pleasure safety) finanziato dall’Unione europea e attivo per 18 mesi anche in Slovenia (Drogart), Portogallo (Apdes) e Germania (Fixpunkt).

Dall’agosto 2017, terminata questa iniziativa comunitaria, continua a fare analisi autonomamente. Motivo per cui, anche a Neutravel, abbiamo chiesto di estrapolare dal proprio database qualche dato sulla qualità delle sostanze provenienti dal web. «Si tratta di 668 campioni che coprono l’arco temporale da giugno 2018 a gennaio 2020 – ci spiega l’operatrice Elisa Fornero – in quanto prima non veniva registrata questa specifica provenienza». Il primo dato che emerge è, ancora una volta, di tipo qualitativo. Valutazione ottenuta direttamente sul campo impiegando i tradizionali reagenti colorimetrici e il Raman (una spettroscopia basata su un laser che consente di identificare la natura di una sostanza).

Ebbene, «dei 28 campioni provenienti dal web (appena il 4,2% del totale, anche se il 12% delle persone dichiara di non conoscere la provenienza della sostanza), 8 di questi hanno rivelato un contenuto diverso da quello che si aspettava la persona (il 29%)». Quindi, poco meno di 1/3 del totale. Percentuale del tutto in linea con quella delle sostanze non provenienti dal web: «69 campioni su 240, pari al 28%». Il dato quantitativo è invece disponibile per appena 2 campioni dei 28 provenienti dal web inviati in laboratorio per questa analisi specifica mediante GC/MS e cromatografia liquida abbinata a spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS): una pasticca di Mdma risultata essere al 37% di purezza (la media dei 16 campioni non del web risulta essere molto più alta, con una purezza media del 68%) e dell’anfetamina con il 43% di principio attivo (percentuale invece superiore rispetto al 21% dei campioni del mercato tradizionale).

Tuttavia, «per entrambi – continua la Fornero – si considera che la purezza delle sostanze del web era comunque elevata». Anche se «con due campioni non si possono fare statistiche, né ipotizzare trend». Il problema maggiore, conclude l’operatrice di Neutravel, è che «non essendo autorizzati al trasporto delle sostanze che analizziamo sul campo per inviarle in laboratorio e ottenere risultati approfonditi è difficile rispondere alla domanda: ma quelle che provengono dal web sono di maggiore qualità?».

Immagine 3: Analisi delle sostanze provenienti dal web effettuate da Neutravel (Ntv)

 

Impossibile avere altri numeri. Anche interrogando un database mondiale di queste analisi come DrugsData.org, un progetto della no-profit californiana Erowid Center che dall’agosto 2013 «raccoglie i risultati dei test di laboratorio di numerose organizzazioni, ma commissionando principalmente propri test condotti dai Drug Detection Labs (Ddl)». Inserendo sull’apposito motore di ricerca interno la parola “online” è possibile vedere le analisi effettuate su campioni la cui provenienza dichiarata era il web.

Al momento della scrittura di questo articolo, questa ricerca restituiva 100 campioni. Ma l’unico dato che emerge è ancora una volta principalmente qualitativo, in quanto negli Stati Uniti la legge vieta di diffondere il grado di purezza ma soltanto le parti contenute (discorso che ovviamente vale anche per le analisi inserite sul database effettuate in altre nazioni). In ogni caso, su 98 campioni di sostanze provenienti dall’online realmente analizzati dal 27 luglio 2019 al 15 gennaio 2020, 18 di questi non erano quello che ci si aspettava (quindi il 18,3% del totale).

Una percentuale molto più bassa rispetto a quella italiana fornita da Neutravel, che però ha analizzato un numero di campioni inferiore di oltre 3 volte. Inoltre, tranne che per una pasticca di metanfetamina venduta per Mdma, per un cannabinoide sintetico (il JWH-018) che non conteneva alcuna sostanza psicoattiva, due buste di ketamina in cui invece c’era 2-fluoro-deschloroketamina (un derivato di questo anestetico sintetizzato nel 2014), dell’eroina sintetica che era Fentanyl (oppioide sintetizzato negli anni Sessanta 100 volte più potente della morfina, alla base solo negli Usa di decine di migliaia di morti per overdose), l’allucinogeno 2C-E rivelatosi Mda e del DMT che era Mdma, gli altri 14 campioni diversi da quanto dichiarato erano o dovevano invece essere farmaci.

Tra questi spiccano una pasticca di metanfetamina e una di ketamina vendute per Adderall, una pillola di Clonazolam che è risultata essere N-Ethylheptedrone e una di Xanax contenente il potente oppioide U-47700 (sviluppato dalla casa farmaceutica Upjohn negli anni Settanta ma mai prodotto, negli ultimi anni ha fatto registrare in Europa diverse decine di casi di decesso). Inserendo nel motore di ricerca di DrugsData.org la parola “darknet”, nel tentativo di cercare di restringere il campo ottenendo soltanto le analisi per le quali è stata dichiarata come provenienza questa porzione di web, al momento di scrivere, si ottengono appena 8 risultati in un arco temporale che va dal 21 febbraio 2015 al 9 dicembre 2019, a parte l’U-47700 tutti non presenti nei precedenti 98 campioni del generico “online”.

Ebbene, delle 7 nuove analisi ottenute 3 sono di sostanze diverse da quanto ci si aspettava (percentuale pari al 42,8% del totale, che sale a ben il 57% inserendo anche l’U-47700). Nello specifico, si tratta di ketamina spacciata per funghi allucinogeni in forma liquida e 2 pastiglie di Mdma rivelatesi una Clonazepam e l’altra Fentanyl. Questi i pochi dati che siamo riusciti a reperire poiché non sono utili alla nostra ricerca (sul qualitativo e quantitativo) neanche i risultati delle analisi presenti su KnowDrugs, applicazione di una no-profit tedesca che non specifica l’eventuale provenienza “online”, come anche quelli della più recente Triapp, applicazione di tre ong finanziata dall’Ue sulla quale sono tra l’altro presenti solo analisi di pasticche di Mdma potenzialmente pericolose, poiché superiori ai 175mg di principio attivo.

 

Immagine 4: Analisi di sostanze provenienti dal web presenti su DrugsData.org (DrugsData.org)