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La faccia oscura del web - Quinta Puntata

dark.info

Una indagine sul deep web.
Progetto Indici
iceberg
Con la pubblicazione di questa serie di lavori di Alessandro De Pascale, giornalista di inchiesta ed esperto di mondo cyber e nuove tecnologie, il progetto INDiCI - Intervento per Nuove generazioni Digitali Consapevoli e Informate e la redazione di Sostanze.info intendono avviare un percorso di approfondimento e di dibattito sul deep web con i frequentatori e gli utenti del sito, in particolare sulla porzione di dark web, le dark net e più in generale sul tema delle sostanze psicoattive vendute online.
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FOCUS 4 - QUALI SOSTANZE PSICOATTIVE VENDONO SULLE DARKNET?

Approfondimento a cura di Alessandro De Pascale

 

Per cercare di capire cosa viene venduto (e quindi acquistato) sulle darknet, dei primi numeri li fornisce uno studio realizzato nel 2016 per conto del governo olandese dalla sezione europea della californiana Rand Corporation. Calcolando il numero di acquisti avvenuti in un mese sui market del deep web, al primo posto troviamo la cannabis (33%), seguita dagli eccitanti (cocaina e anfetamine, 18%), ecstacy ed Mdma (12%), farmaci da prescrizione (19%), allucinogeni (11%) e oppiacei (6%, di cui l’eroina 3%). Questi numeri calcolati dalla compagnia californiana sarebbero in linea con quelli della letteratura scientifica e dei sondaggi somministrati sull’argomento.

La prima considerazione da fare leggendo questi dati è che i consumatori si rivolgono ai mercati online per acquistare soprattutto «sostanze ad uso ricreativo o da party». La seconda è sulle cifre, simili a quelle del mercato al dettaglio tradizionale europeo, per il quale la Rand riporta una stima dell’Osservatorio europeo sulle droghe e tossicodipendenze dell’Ue (Emcdda), disponibile al momento della realizzazione del loro studio (2016). L’enorme differenza la vediamo nell’eroina, che tuttora costituisce il secondo più grande mercato di sostanze illecite (dopo la cannabis) con un valore al dettaglio stimato tra 6 e 7,8 miliardi di euro l’anno, pari al 28%, a fronte del solo 2,7% delle darknet. Al di là delle cifre esatte sembra importante la differenza emersa tra le sostanze «ad uso ricreativo o da party», che la fanno da padrone nel mondo virtuale, rispetto ai tradizionali oppiacei come l’eroina che continuano (anzi hanno ripreso) a spopolare nei mercati al dettaglio fisici.

La possibile spiegazione data dalla Rand su questa differenza tra l’online e l’offline è che «gli acquisti sui market delle darknet richiedono in genere un elemento di pianificazione, che può non adattarsi all’uso quotidiano dei consumatori dipendenti dall’eroina, in particolare di quelli con stili di vita caotici». Tuttavia come sostiene uno degli intervistati dalla Rand, anche il mercato virtuale riflette quelli che sono i consumi mondiali, motivo per cui «le sostanze che hanno maggiori probabilità di essere disponibili sui market delle darknet sono quelle con la più alta prevalenza d’uso, almeno nei Paesi dell’emisfero Nord (principalmente Europa e Nord America), in particolare cannabis ed ectasy, seguite da cocaina e metanfetamina».

Immagine 1: Vendite e profitti mensili per tipo di sostanze (Rand)

 

Riguardo ai prezzi, il rapporto sul dark web realizzato nel 2017 dalla polizia europea Europol e dall’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze (Emcdda), spiega ad esempio che per la cannabis (categoria che include però anche prodotti quali l’olio) l’acquisto più comune è 5 grammi per 58 euro circa. Di cocaina, 1 grammo a 84 euro. Stessa quantità per la ketamina ma a 40 euro. Lo studio, ritiene viceversa «difficile fornire prezzi unitari per stimolanti sintetici, in quanto includono una varietà di diversi tipi di droghe e i termini descrittivi utilizzati non sono sempre definitivi (Mdma, ecstasy, speed, meth, ecc.)». Di conseguenza, «la vasta gamma di sostanze che rientrano in questa categoria indicano che esiste un ampio ventaglio di prezzi corrispondente per ogni dato quantitativo».

Stesso discorso per gli oppiacei, «con quantitativi modesti il cui prezzo varia in modo considerevole», e gli allucinogeni, con l’Lsd a farla da padrone per numero di inserzioni durante il periodo esaminato. Lo studio Rand riporta invece alcuni prezzi all’ingrosso di venditori olandesi: con meno di 70mila dollari era possibile acquistare 22mila pasticche, 2 kg di Mdma, 450 grammi di cocaina o 5 kg di ketamina.

 

Immagine 2: Prezzi e quantità più acquistate di cannabis, cocaina e ketamina su AlphaBay (Europol-Emcdda)

 

Oltre alle droghe tradizionali e maggiormente note, online vengono vendute anche nuove sostanze psicoattive (Nps), spesso non ancora regolamentate, che imitano gli effetti o hanno una struttura molecolare simile rispetto a quelle illegali come cocaina, cannabis, ecstasy o oppioidi. L’Early Warning Advisory dell’Unodc ha finora rilevato 892 Nps, delle quali 868 sintetiche. A seconda delle nazioni, la diffusione e soprattutto lo stato giuridico delle Nps, possono differire notevolmente, poiché una sostanza diventa illegale solo quando viene rilevata e registrata dalle autorità. Lo stesso Unodc, nel suo ultimo World Drug Report 2019, spiega che «il mercato delle Nps è vario e dinamico, con nuove sostanze che vengono sintetizzate regolarmente e spesso vendute come “legali” o, in alternativa, mischiate con quelle illegali».

Quello del loro uso per adulterare le sostanze illecite vendute nei mercati tradizionali, come vedremo, è un problema reale che può aumentare i rischi per i consumatori. Riguardo alla loro disponibilità sul web, lo studio Europol-Emcdda ricorda innanzitutto che «nonostante i numeri siano relativamente bassi, le Nps sono state associate, forse come nessun’altra sostanza, alla crescente varietà dell’offerta sulle darknet». Ed effettivamente «in alcuni Stati membri (dell’Ue, ndr) sono attualmente distribuite quasi esclusivamente online». Inoltre, «se prima che diventino illegali le Nps vengono vendute sulle piattaforme internet del web di superficie (…) una volta che ai sensi della legislazione Ue una sostanze viene sottoposta a controllo, la loro distribuzione si sposta sulle darknet». Anche per questo, il pronostico della polizia europea e dell’osservatorio europeo sulle droghe è che «il loro commercio sulle darknet dovrebbe espandersi ulteriormente, aumentando nei prossimi anni la disponibilità di tutti i tipi di Nps». Anche se, secondo la Rand, quello delle Nps è attualmente più un «fenomeno che riguarda il web di superficie», in quanto «gli utenti hanno pochi vantaggi nell’utilizzare i cryptomarket quando le sostanze sono facilmente disponibili sulla rete trasparente».

Pur ammettendo che il web oscuro non è ancora stato correttamente esaminato, alcuni intervistati dalla compagnia californiana «concordano sul fatto che sui cryptomarket queste giocano un ruolo molto più piccolo». La Rand riporta infatti che «negli ultimi anni è aumentata rapidamente la disponibilità di Nps tramite negozi presenti sulla normale rete di superficie», in quanto «quelle non ancora vietate possono essere vendute, purché i negozi online indichino esplicitamente che non sono destinate al consumo umano». Precedenti studi ne avevano così individuato un numero crescente, «60 negozi online nell’Ue nel 2008, 314 nel 2011 e 651 nel 2013», indicando inoltre che le Nps «vengono acquistate in quantità all’ingrosso per la successiva rivendita al dettaglio». Il primo studio specifico sulle Nps nei market delle darknet è stato pubblicato nel 2017 sull’International Journal of Drug Policy. Ad essere analizzati, due market delle darknet (AlphaBay e Valhalla, entrambi non più attivi) alla ricerca delle 40 Nps più popolari in 7 categorie: stimolanti e catinoni, attivatori del Gaba (acido gamma-amminobutirrico), allucinogeni, dissociativi, cannabinoidi, oppioidi e altro, non specificati o classificati. 

L’altro dato emerso analizzando le discussioni è che «gli utenti sembravano ben informati, scambiandosi informazioni su riduzione del danno e fornitori». Riguardo alle preferenze degli utenti, «le sostanze più popolari sui market in termini di interesse dell’acquirente sono le sostanze attivanti del Gaba». L’acido γ-amminobutirrico (Gaba) è un γ-amminoacido, principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale, responsabile inoltre nella regolazione dell’eccitabilità neuronale in tutto il sistema nervoso, come anche del tono muscolare. Dalla ricerca risulta inoltre «evidente l’interesse per l’approvvigionamento verso “vecchie preferenze” di Nps stimolanti e dissociative, il loro policonsumo e l’uso combinato con sostanze illecite quali l’Mdma». Riguardo al numero di transazioni, le principali nuove sostanze psicoattive scambiate sono tra i cannabinoidi quelli sintetici come spice e K2, tra gli oppioidi fentanyl e Mt-45, tra gli stimolanti mefedrone e 4-fluoroanfetamina, tra i dissociativi Mxe e Dxm, tra gli allucinogeni 25l-NBOMe, 4-AcO-DMT e 2C-B.

 

Immagine 3: Nps, un mercato in costante evoluzione (Unodc)

 

Alcune ricerche, come quella sui consumi giovanili pubblicata nel 2014 dalla Commissione europea, ritengono che le Nps non siano molto diffuse tra il grande pubblico. Altre, ad esempio lo studio del 2016 guidato da Cristiana Vale Pires sull’implementazione della riduzione del danno nel web, sostengono che i consumatori usano intenzionalmente le Nps solo per sperimentarle o quando non sono disponibili le loro sostanze preferite. Ci sono poi i consumatori non intenzionali e cioè un numero significativo di persone che credono di acquistare sostanze tradizionali ritrovandosi invece tra le mani delle Nps. Un dato confermato anche da Massimo Lorenzani, coordinatore del Laboratorio Antiproibizionista di Bologna, un progetto italiano di riduzione del danno, nato al centro sociale Livello 57, che effettua dal 1998 il drug-checking (l’analisi delle sostanze), pratica di cui parleremo approfonditamente in un altro specifico focus. «Abbiamo registrato casi di sostanze acquistate sulle darknet – spiega Lorenzani – con errori casuali o voluti da pusher privi di scrupoli che acquistano sul web a poco prezzo sostanze poco conosciute, rivendendole per quelle più note ai consumatori, con evidenti rischi per chi le utilizza».

Anche per questo, quando capita, «per avere risultati più approfonditi il Lab-57 spedisce i campioni dubbi in laboratori gas-cromatografici sia italiani che esteri, come successe nel 2012 quando rilevammo per primi la presenza di Methoxetamina in Italia diramando un’allerta web dopo la conferma arrivata dal laboratorio TLC (Thin Layer Chromatography) di Medecin du Monde di Nizza», conclude il coordinatore del Lab-57. Sui consumatori involontari di Nps, nel 2017 è stato pubblicato un apposito studio portoghese coordinato da Daniel Martins dell’università di Porto, al quale ha partecipato anche Energy Control, servizio di riduzione del danno fondato nel 1997 da una ong spagnola che effettua anche il drug-checking. La finalità di questa ricerca è chiara già nel titolo: «Rilevamento e prevenzione del consumo involontario di DOx e 25x-NBOMe al Boom Festival in Portogallo».

Dalle analisi effettuate all’edizione 2014 di questo evento musicale sono stati presi in considerazione 245 campioni che i consumatori ritenevano contenessero Lsd. Di questi, nel 24,1% c’era un altro psicoattivo, a differenza del 91% di campioni con sola Lsd rilevato in un loro precedente studio del 2015. Segno dell’arrivo sul mercato delle Nps, poiché appena 2 anni dopo hanno individuato in «28 campioni (l’11,4%) un composto della famiglia DOx, in 24 campioni (il 9,8%) un composto della famiglia 25x-NBOMe e nei restanti 7 (il 2,9%) altri composti la cui identificazione non è stata possibile».

Inoltre, il 74,2% degli utenti a cui è stato comunicato un risultato diverso dall’Lsd che si aspettavano ha dichiarato di rinunciare al consumo. Segno che, in questo caso, i servizi di riduzione del danno «hanno funzionato nel prevenire l’assunzione involontaria». Nella ricerca in questione non è purtroppo presente alcun dato sulla presunta provenienza di queste sostanze, anche se già lo studio 2017 Europol-Emcdda evidenziava la presenza sul dark web di nuovi annunci di allucinogeni sintetici, a partire proprio da quelli della famiglia degli NBOMe. Gli unici dati sulle darknet allora raccolti dalla compagnia californiana sono di uno studio realizzato nel 2015 per conto del governo australiano dal National Drug & Alcohol Research Center, esaminando sui principali 5 market gli annunci dei loro venditori delle darknet . In termini di popolarità, le Nps si trovavano al quinto posto dopo cannabis, farmaci, Mdma e cocaina. Mentre, riguardo alle 10 più comuni nuove sostanze psicoattive, le prime 3 sono allucinogeni (quelli della famiglia degli NBOMe, il 2C-x e il Dmt), seguite da methoxetamina, mefedrone, metilone, Alpha-Pvp, cannabinoidi sintetici, Dox ed etilone.

 

Immagine 4: Intenzioni d’uso dopo la comunicazione dell’esito delle analisi al Boom Festival (Wiley) 

 

Tramite il web vengono scambiati anche farmaci da prescrizione, provenienti soprattutto da India e Cina. Riguardo alla loro qualità non esistono ricerche specifiche. Ma per la polizia europea Europol, i prodotti farmaceutici falsificati vengono tuttora scambiati online principalmente sul web di superficie, così da raggiungere una potenziale base di clienti più ampia di quella delle darknet. L’Emcdda ricorda inoltre che in alcune nazioni europee (Regno Unito, Svezia, Danimarca, Germania, Olanda e Slovenia) la vendita online di farmaci da prescrizione è del tutto legale. Negli ultimi anni, l’Unodc ha lanciato numerosi allarmi sul consumo mondiale stimato di benzodiazepine e ancor di più degli oppioidi sintetici (come tramadolo e fentanyl), il cui uso ha largamente superato quello dei tradizionali oppiacei (oppio, morfina ed eroina): 53,3 milioni, a fronte dei 29,2 nel 2017. Di pari passo, riporta ancora l’Onu, dal 2013 al 2017 sono raddoppiati anche i decessi causati dagli oppioidi, che negli Stati Uniti hanno addirittura superato per numero quelli provocati dagli oppiacei.

L’Emcdda nel suo ultimo report annuale, ricorda come anche in Europa «nel 2017, per il secondo anno consecutivo, sono stati segnalati aumenti dei quantitativi di tramadolo e derivati del fentanyl sequestrati». Anche nel nostro Paese, diverse allerte hanno riguardato l’arrivo del fentanyl, un analgesico oppioide sintetico della classe delle fenilpiperidine sintetizzato nel 1960 da Paul Janssen e usato nella terapia del dolore (soprattutto in ambito oncologico) così come per l’anestesia, in combinazione con altre sostanze. È circa 100 volte più potente della morfina, 50 dell’eroina.

La sua recente comparsa sul mercato illecito delle sostanze, assieme ad altri suoi derivati come il carfentanyl (addirittura 100 volte più potente del fentanyl) ha fatto scattare in diverse nazioni l’allarme delle autorità in seguito ad una lunga scia di decessi (30mila vittime solo negli Usa, tra le quali anche personaggi noti). Il primo problema, data la loro potenza, è l’uso improprio da parte di consumatori inconsapevoli o che non conoscono le dosi adoperate in campo medico: per il fentanyl, ad esempio, un granello di appena 5 milligrammi può già uccidere una persona. La presenza di questa famiglia di oppioidi sintetici viene segnalata sia nell’eroina di strada, sia in campioni acquistati online. Nel 2016 è stata pubblicata sull’International Journal of Drug Policy, una ricerca coordinata da Pol Quintana del già citato servizio di drug-checking spagnolo Energy Control su “Il dark web e il problema del fentanyl: rilevamento di fentanil come adulterante nell’eroina”. Oggetto dell’indagine, quattro campioni di eroina acquistati sui market delle darknet nel 2015 e inviati dai consumatori stessi per farli analizzare. Ebbene, in tutti era presente, oltre all’eroina (in un caso ce n’era appena il 3%), anche l’ocfentanil, un derivato del fentanyl con «all’incirca la stessa potenza» e per il quale già allora si contava «un decesso» in Europa: un cittadino belga trovato morto in casa dopo aver acquistato su un market e assunto una polvere marrone che lo conteneva. Inoltre, si legge ancora nel report, «non era presente alcuna specifica inserzione, il che suggerisce che non viene venduta come tale».

Una volta individuati i 2 presunti venditori attraverso le informazioni comunicate dai consumatori stessi, Energy Control aveva trovato nel loro “negozio” online solo messaggi di altri acquirenti sugli effetti inaspettati dell’uso di quell’eroina. In un caso, il venditore aveva addirittura proceduto alla restituzione del denaro, pur di evitare un feedback negativo da parte dell’utente. Alla fine, «entrambi i venditori sono stati banditi dai due dei principali market del deep web (Alphabay e Nucleus)». Analoghi risultati sulla presenza di ocfentanil nell’eroina acquistata online, li aveva ottenuti un’organizzazione britannica per la riduzione del danno, Wedinos, in campioni analizzati tra marzo e luglio del 2015. Riguardo all’Italia, gli unici dati al momento disponibili, a differenza di quanto riportato dai media, portano a escludere che ci sia “un’emergenza fentanyl”.

I decessi accertati sono stati 2, entrambi in Lombardia (uno dei quali lo aveva certamente acquistato online), più un terzo caso a Torino provocato dall’U-47700 (altro potente oppioide sintetico chiamato “Pink” o “U4”) comprato sempre sul web. Riguardo alla diffusione in strada, gli unici dati disponibili riguardano l’Emilia Romagna, regione che attraverso le unità di strada e i Servizi pubblici per le dipendenze patologiche (Serd) ha avviato in autunno la distribuzione ai consumatori di 5.000 kit per il self-testing rapido di 16 varianti del fentanyl, con l’obiettivo di limitare il rischio di assunzione involontaria. «In questi 2 mesi siamo sotto lo 0,5% di positività, una percentuale residuale al punto che non si valorizza, cioè a quel livello dai zero», spiega Salvatore Giancane, tossicologo del Serd di Bologna che da trent’anni si occupa di eroina. Effettivamente, guardando i dati, sono stati segnalati 2 casi a dicembre (a Modena e Bologna) e 1 a gennaio (Parma), tutti per sostanze che i consumatori hanno dichiarato di aver acquistato in strada credendo fosse normale eroina.

Un quarto, sempre a dicembre, è stato invece riscontrato nelle urine: «Agli utenti dei Serd che risultano positivi agli oppioidi, stiamo facendo anche questo test e in questo caso si tratta di una persona che frequenta il web, motivo per cui potrebbe trattarsi di un consumatore consapevole di ciò che stava assumendo», continua Giancane. Il quale poi aggiunge: «Che in un Paese di 60 milioni di abitanti come l’Italia ci siano consumatori che volontariamente acquistano fentanyl sul web è per me un dato certo, io stesso ho degli utenti che mi dicono di averlo fatto, anche se poi magari non hanno avuto il coraggio di usarlo. Ma non ritengo sia questo l’aspetto preoccupante di queste sostanze, quanto piuttosto l’adulterazione e cioè le assunzioni inconsapevoli che cambiano la letalità dell’eroina».

Vale forse giusto la pena segnalare che l’adulterazione dell’eroina con derivati del fentanyl non è un fenomeno nuovo, trattandosi di sostanze in alcuni casi sintetizzate anche mezzo secolo fa. In uno studio che risale al lontano 1988, vengono ad esempio riportati casi di overdose registrati a fine anni Settanta provocati dall’eroina “China white” contenente meperidina, alfa-metilfentanyl e 3-metilfentanyl. Le novità stanno semmai nel contesto e nella possibilità di acquistare singolarmente questi oppioidi, più o meno volontariamente, tramite le darknet.

 

Immagine 5: Dose letale di eroina, fentanyl e carfentanyl (Kensington Police Service)